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Esposizione Chiesa di Sant'Agostino

La Chiesa di Sant'Agostino in Piazza San Giovenale accoglie le dodici monumentali statue degli Apostoli e dei Santi protettori, realizzate tra la fine del XVI e l'inizio del XVIII secolo da vari artisti manieristi, e lo splendido gruppo dell'Annunciazione (1603-1608) di Francesco Mochi. Le due statue dell'Angelo annunciante e della Vergine annunciata erano originariamente collocate nella tribuna del Duomo di Orvieto ai lati dell'altare maggiore, mentre le altre si susseguivano, addossate ai pilastri, nella navata centrale. Espulse dalla Cattedrale per cui erano state concepite dal rigorismo purista ottocentesco e postottocentesco, sono state a lungo nascoste e marginalizzate nei magazzini dell'Opera del Duomo. Oggi, ritrovate e liberate, sono state esposte nella sede di Sant'Agostino per favorirne la riscoperta e un nuovo e appassionato interesse di fruizione e di studi.

Francesco Mochi

(Montevarchi 1580 - Roma 1654)
San Taddeo San Taddeo
1631-1644
Marmo; h cm. 290
Provenienza: Orvieto, duomo, sesto pilastro a sinistra partendo dall'altare

Nel 1631 mancavano ancora tre statue per completare la serie degli apostoli. Passati oramai molti anni dal contrasto a proposito della statua di San Filippo, i Soprastanti del duomo ripresero i contatti con Francesco Mochi proponendogli di realizzare uno delle tre figure mancanti una a sua scelta. L'opera venne realizzata a Roma. In essa Mochi replicò l'impostazione generale del San Filippo, con una serie di diagonali che convergono in un punto di tensione al di sopra dell'anca sinistra, contrastato dall'apertura verso l'esterno del braccio destro. Il movimento assertivo di quest'ultimo è ribadito dalla torsione della testa rivolta nella stessa direzione.

 

Giambologna

(Douai 1529 - Firenze 1608)
San Matteo (bozzetto)
Circa 1595
Terracotta; h cm. 52
Provenienza: Orvieto, cantiere del duomo

La terracotta, in stato gravemente frammentario, è il modello per il grande apostolo marmoreo commissionato allo stesso Giambologna ma realizzato da Pietro Francavilla, abituale traduttore in marmo dei bozzetti del maestro. Oltre al bozzetto Giambologna fornì all'Opera anche un disegno. Rispetto alla più rigida statua del Francavilla, il modello fittile mostra flessibilità, scioltezza e un contrapposto più armonioso.

 

Pietro Francavilla

(Cambrai, 1553 circa - Parigi, 1616) 

su un modello di Giambologna (Douai 1529 - Firenze 1608)
San Matteo
1595-1600
Marmo; h cm. 268
Firmata lungo la fascia che corre attraverso il busto: PETRI FRANCAVILLA F. OPUS GIOANIS BOLOGNE
Provenienza: Orvieto, duomo, quinto pilastro a sinistra partendo dall'altare

L'opera è una variazione del San Luca in bronzo che Giambologna fuse per una nicchia esterna di Orsanmichele a Firenze. La differenza più evidente è l'aggiunta dell'angelo, attributo iconografico di Matteo inserito su richiesta dei Soprastanti dell'Opera. L'ingaggio del celebre scultore fu un grande successo da parte dell'istituzione orvietana. Seguendo tuttavia una pratica fino ad allora inusuale, l'opera non venne realizzata a Orvieto, bensì a Firenze. L'impegno di Giambologna si dovette limitare alla realizzazione del solo bozzetto, mentre la statua in marmo fu fatta da Pietro Francavilla, come peraltro dichiarato dalla firma.

 

Francesco Mochi

(Montevarchi 1580 - Roma 1654) 

San Filippo San Filippo
1609-1610
Marmo; h cm. 296
Provenienza: Orvieto, duomo, quarto pilastro a sinistra

La statua è in buono stato di conservazione ad eccezione della perdita di un dito nella mano destra. Dopo il successo ottenuto con l'Angelo annunciante Francesco Mochi ricevette anche l'incarico di scolpire la Vergine annunciata e un apostolo per la serie destinata ai pilastri del duomo, San Filippo. La valutazione economica della statua dell'apostolo fu oggetto di un'accesa discussione tra lo scultore e i suoi committenti, che si concluse solo nel 1612. È notevole l'invenzione del corpo come costretto dalle fasce del panneggio, dal quale erompe il braccio destro che si libera perentorio nello spazio.

 

Fabiano Toti

(Orvieto + 1607) 5
  San Rocco San Rocco
1593
Marmo; h cm. 190
Provenienza: Orvieto, duomo, controfacciata

La statua venne probabilmente commissionata per fare coppia con il San Sebastiano già esistente. I due, infatti, erano considerati i più autorevoli protettori contro la peste. Completata nel 1593, nel 1622 ne venne deciso lo spostamento dal transetto. Nel 1632 risultava già collocata nella controfacciata. Il santo è raffigurato con tutti gli attribuiti consueti di pellegrino, nell'atteggiamento di mostrare le ulcere della peste sulla gamba.

 

Ippolito Scalza

(circa 1532-1617) 6
San Giovanni evangelista
1588-1594
Marmo; h cm. 273
Provenienza: Orvieto, duomo, terzo pilastro a sinistra partendo dall'altare

La statua fu la quinta della serie apostolica ad essere realizzata e la seconda scolpita dallo Scalza, che l'avviò dopo aver compiuto il San Tommaso. Il marmo per realizzarla giunse a Orvieto nel 1588. Fu completata nel 1594 e subito dopo posta in duomo. In essa Ippolito Scalza cercò di innovare il tipo della figura stante, anticipando alcune caratteristiche in seguito sviluppate dal Barocco romano.

 

Fabiano Toti  e Ippolito Scalza

(+ 1607 e circa 1532-1617) 7
Sant'Andrea
Terminato nel 1599
Marmo; h cm. 282
Provenienza: Orvieto, duomo, secondo pilastro a sinistra partendo dall'altare

All'arrivo del blocco di marmo nel 1589 la statua venne commissionata a Fabiano Toti che mantenne l'incarico fino al 1594, quando passò a Ippolito Scalza. Tra il 1589 e il 1590 il Toti lavorava al modello: non è chiaro se egli avesse poi cominciato a tradurlo in marmo, come lascerebbero dedurre alcune caratteristiche dello stile. Lo Scalza portò a compimento il lavoro nel 1599, anno nel quale si provvide ad ordinare una croce in legno, strumento del martirio del santo e suo attributo iconografico.

 

Fabiano Toti

(Orvieto m. 1607) 8
San Brizio
1601
Marmo; h cm. 200
Provenienza: Orvieto, duomo, Cappella Nuova

Il San Brizio venne commissionato nel 1597 per fare coppia con il già esistente San Costanzo dello stesso Toti. Venne terminato nel 1601 e almeno dal 1632 le due statue si trovavano presso la controfacciata del duomo, collocazione per la quale furono plausibilmente concepite. Nel XVII secolo furono spostate nella Cappella Nuova, ai lati della Madonna della stella.

 

Raffaello da Montelupo

(1504-1566) 9
San Pietro
Post 1557
Marmo; h cm. 296
Provenienza: Orvieto, duomo, primo pilastro a sinistra partendo dall'altare

La statua venne scolpita da Raffaello da Montelupo dopo la partenza nel 1557 di Francesco Moschino, che aveva già eseguito il San Paolo. La commissione delle figure colossali dei due santi fu una delle iniziative che rinnovarono profondamente l'aspetto interno del duomo nel corso del Cinquecento. Solo in seguito si decise di affiancare loro gli altri dieci apostoli e di porli di fronte ai pilastri nella navata centrale.

 

Francesco Mochi

(Montevarchi 1580 - Roma 1654) 10 11
Annunciazione
1603-1605 (l'Angelo) 1605-1608 (la Vergine)
Marmo; h cm. 185 l'Angelo, cm. 210 la Vergine
Provenienza: Orvieto, duomo, ai lati dell'altare maggiore

L'ingaggio di Francesco Mochi da parte dell'Opera avvenne dietro insistenti sollecitazioni di Mario Farnese, suo protettore. La prima statua commissionatagli fu l'Angelo annunciante, figura che riscosse un notevole successo, tanto da procurargli i successivi incarichi per la Vergine annunciata e il San Filippo. Queste ultime due non ottennero però il medesimo consenso, provocando anzi una contesa legale sulla valutazione. Con l'Annunciazione veniva esteso anche alla tribuna il programma di rinnovamento iniziato dalla metà del Cinquecento, ribadendo così il tema mariano già soggetto degli affreschi trecenteschi retrostanti. L'accostamento tra il dinamismo centrifugo dell'Angelo e la concentrazione dello scatto allarmato della Vergine produce un insieme di sorprendente complementarietà ed equilibrio. Il formidabile movimento dell'Angelo è frutto di uno schema formale profondamente innovativo sostenuto da una capacità tecnica che precorre i virtuosismi barocchi. Il volume compatto della Vergine, in apparenza meno impegnato, è al contrario un saggio di analisi psicologica e di indagine naturalistica, in particolare nel brano del sedile.

 

Francesco Moschino

(1523?-1578) 12
San Paolo
1556
Marmo; h cm. 296
Provenienza: Orvieto, duomo, primo pilastro a destra partendo dall'altare

Il San Paolo fu commissionato a Moschino nel 1554. Venne realizzato due anni dopo e nel 1559 fu pagata una spada metallica per la statua. Insieme al San Pietro poi scolpito da Raffello da Montelupo, venne concepito per essere collocato nel presbiterio: solo successivamente nacque l'idea di realizzare l'intera schiera apostolica da porre di fronte ai pilastri nella navata centrale. Di quella serie fu il primo a essere realizzato e messo in duomo.

 

Ippolito Scalza

(Orvieto 1532-1617) 13
Testa di Cristo (?) trasformata in testa di San Giovanni decollato
Ottavo decennio del XVI secolo
Terracotta policroma; h cm. 30
Provenienza: Orvieto, cantiere del duomo

Nella presentazione attuale la testa raffigura un San Giovanni Battista decollato. In virtù della fisionomia e della presenza di parte della spalla destra essa appare piuttosto parte di un modello per la Pietà marmorea che lo Scalza terminò nel 1579. La teca in noce che la contiene fu realizzata nel 1898 da Michelangelo Puccetti in funzione dell'adattamento iconografico.

 

Giovanni Battista Caccini

(Firenze 1556-1612/13) 14
San Giacomo maggiore
1589-1591
Marmo; h cm. 273
Provenienza: Orvieto, duomo, secondo pilastro a destra partendo dall'altare

Il fiorentino Caccini, qui in una delle sue prove migliori, fu il primo scultore non orvietano ad essere ingaggiato per l'impresa delle dodici statue degli apostoli. Nel San Giacomo maggiore l'indagine naturalistica della figura in movimento nello spazio si fonde con il posato classicismo, come nel contemporaneo San Giovanni dello Scalza. È tipico dello scultore il trattamento elegante del panneggio fortemente chiaroscurato.

 

Ippolito Scalza

(circa 1532-1617) 15
  San Tommaso San Tommaso
Terminato nel 1587
Marmo; h cm. 268
Provenienza: Orvieto, duomo, terzo pilastro a destra partendo dall'altare

La statua di San Tommaso fu la prima ad essere realizzata dallo Scalza, dopo la decisione di allargare la serie ai già esistenti San Paolo e San Pietro di Moschino e Raffaello da Montelupo. Fu terminata nel 1587 e subito collocata in duomo, accompagnata da grandi festeggiamenti. Il santo è ritratto con una squadra in mano mentre altri strumenti da architetto stanno a terra: la leggenda agiografica racconta che l'apostolo in India avrebbe praticato l'architettura. È verosimile che lo Scalza, anch'egli architetto oltre che scultore, abbia scelto di eseguire per prima questa figura in omaggio al santo ‘collega', forse prestandogli le proprie fattezze.

 

Francesco Moschino e Ippolito Scalza

(1523?-1578 e Orvieto 1532-1617) 16
San Sebastiano
1554-1557
Marmo; h cm. 175
Provenienza: Orvieto, duomo, nicchia a destra della Cappella Nuova

La statua fu probabilmente disegnata e avviata da Francesco Moschino e terminata dallo Scalza, che risulta lavorarvi tra 1556 e 1557. Fu collocata in una nicchia a destra della Cappella Nuova nel 1559, insieme e in corrispondenza con il Cristo risorto di Raffello da Montelupo, posto nella nicchia a destra della cappella del Corporale. Con la successiva esecuzione del San Rocco, l'altro santo protettore contro la peste, le due statue vennero associate e sistemate nella controfacciata.

 

Ippolito Buzi (?) 17

San Bartolomeo San Bartolomeo
1616-1617
Marmo; h cm. 300
Provenienza: Orvieto, duomo, quarto pilastro a destra partendo dall'altare

Per il San Bartolomeo vennero richiesti modelli a due scultori operanti a Roma, Pietro Bernini e Ippolito Buzi: fu il secondo a essere scelto. Il santo tiene ben evidente in mano un coltello, strumento con il quale fu scuoiato e suo attributo iconografico. L'animato contrapposto e il panneggio pesante gli conferiscono gravità. Paragonata al molto più spregiudicato San Filippo di Mochi, la figura sembra essere stata volutamente concepita per uniformarsi alle più antiche statue della serie apostolica orvietana.

 

Bernardino Cametti

(1669-1773) 18
  San Giacomo minore
1722
Marmo; h cm. 273
Provenienza: Orvieto, duomo, quinto pilastro a destra partendo dall'altare

L'opera fu commissionata insieme al San Simone, come ultima del ciclo dei dodici apostoli per la navata del duomo. Il contratto, stipulato il 1° giugno 1714, prevedeva la consegna delle due statue rispettivamente entro 16 e 36 mesi. Tali scadenze non vennero rispettate, il San Giacomo infatti è firmato e datato 1722. È notevole il trattamento delle grandi falde del panneggio che enfatizzano la postura eloquente dell'apostolo. 

 

Fabiano Toti

(Orvieto + 1607) 19
San Costanzo San Costanzo
1593-1596 (datato 1598)
Marmo; h cm. 200
Provenienza: Orvieto, duomo, Cappella Nuova

Almeno dal 1632 la statua era posta nella controfacciata insieme al San Brizio. Le figure dei due santi, ritenuti patroni speciali della città, vennero spostate nel XVII secolo nella Cappella Nuova, ai lati dell'immagine della Madonna della stella. Nonostante la statua sia datata 1598, alcuni documenti ne accertano il completamento entro il 1596.

 

Bernardino Cametti (1669-1736) 20

San Simone
1722
Marmo; h cm. 276
Provenienza: Orvieto, duomo, primo pilastro a destra partendo dall'ingresso

Il santo tiene nella mano sinistra una sega, strumento del suo martirio, e appoggia il piede sinistro sul torso di una statua: questo allude alla leggenda agiografica secondo la quale S. Simone avrebbe scacciato i demoni dai simulacri pagani facendoli andare in pezzi. Insieme al San Giacomo minore fu l'ultimo apostolo della serie orvietana ad essere eseguito. Per la parte superiore il Cametti si ispirò probabilmente al San Paolo del Foggini nella chiesa fiorentina dei Santi Michele e Gaetano, mentre nella parte inferiore riprese e sviluppò una sua creazione, il San Marco nella chiesa della Madonna di San Luca a Bologna.

 

Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto

Opera del Duomo di Orvieto - 26, Piazza del Duomo - 05018 Orvieto Tel +39 0763 342477 - Fax: +39 0763 340336
email: info@museomodo.it

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